Roccia / rock

Roccia / rock

Tempo fa sono stato sull’isola di Stromboli, per seguire una fascinazione che mi attraeva fortemente a quel puntino sprizzante lava rossa in mezzo al Mediterraneo. Sbarcai sull’isola una mattina di marzo, l’inverno era passato, ma la primavera, ancora, non era arrivata, così come le navi cariche di turisti. L’intera isola sembrava addormentata, scossa talvolta dal borbottio del vulcano in lontananza. Salì una mattina, da solo, il villaggio in basso, il mare intorno, la vetta poco più in alto. Dalla sommità della montagna si poteva ammirare il cratere lì sotto, che ogni 10 minuti lanciava fragorosamente in aria lava e lapilli misti a una nube di cenere che, poco dopo, mi ricopriva in una pioggia di minuscoli sassolini; così il sole si oscurava, e l’aria odorava di zolfo e di mare. Era in questi momenti che notai uno strano fenomeno che mi colpì particolarmente, proprio su questa pietra. Era adagiata, parzialmente sommersa, su uno strato nerissimo di cenere, e sotto la luce del sole, fioca a causa dalla nube esalata dal vulcano, la pietra non proiettava alcuna ombra sulla sabbia nera. Mi sembrò un fenomeno incredibile: al di sotto della luce solare l’ombra delle cose, degli oggetti, veniva assorbita dal nero opaco del terreno e non lasciava nessuna traccia. Prima di scendere raccolsi questo masso come se fosse una testimonianza, una reliquia, di quello che ai miei occhi sembrava un miracolo.

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