Stampo per il burro / Butter mold

Stampo per il burro / Butter mold

La Latteria Consorziale Turnaria di Casale Corte Cerro venne fondata nel 1872 e rimase attiva fino al 1942. Tra le varie lavorazioni che vi si svolgevano vi era la fabbricazione del burro con la zangola rotativa azionata prima a mano, poi tramite una ruota idraulica e infine da un motore elettrico.
Una volta formato il burro, questo veniva confezionato in pani da 1 kg, 500 g o 250 g tramite questi stampi di legno che recavano intagliato a mano il logo del consorzio.
Per altre informazioni http://latteriamuseocasalecc.blogspot.com

Roccia / rock

Roccia / rock

Tempo fa sono stato sull’isola di Stromboli, per seguire una fascinazione che mi attraeva fortemente a quel puntino sprizzante lava rossa in mezzo al Mediterraneo. Sbarcai sull’isola una mattina di marzo, l’inverno era passato, ma la primavera, ancora, non era arrivata, così come le navi cariche di turisti. L’intera isola sembrava addormentata, scossa talvolta dal borbottio del vulcano in lontananza. Salì una mattina, da solo, il villaggio in basso, il mare intorno, la vetta poco più in alto. Dalla sommità della montagna si poteva ammirare il cratere lì sotto, che ogni 10 minuti lanciava fragorosamente in aria lava e lapilli misti a una nube di cenere che, poco dopo, mi ricopriva in una pioggia di minuscoli sassolini; così il sole si oscurava, e l’aria odorava di zolfo e di mare. Era in questi momenti che notai uno strano fenomeno che mi colpì particolarmente, proprio su questa pietra. Era adagiata, parzialmente sommersa, su uno strato nerissimo di cenere, e sotto la luce del sole, fioca a causa dalla nube esalata dal vulcano, la pietra non proiettava alcuna ombra sulla sabbia nera. Mi sembrò un fenomeno incredibile: al di sotto della luce solare l’ombra delle cose, degli oggetti, veniva assorbita dal nero opaco del terreno e non lasciava nessuna traccia. Prima di scendere raccolsi questo masso come se fosse una testimonianza, una reliquia, di quello che ai miei occhi sembrava un miracolo.

Portagioie / Jewel case

Portagioie / Jewel case

Nella mia camera, sul comodino è posto un portagioie in stoffa con una fantasia a fiori che richiama l’estate 2007, quando io timida diciottenne calabrese, decido di partire dalla Calabria per partecipare a Verona, assieme ad un centinaio di ragazze e ragazzi, ad un meeting di giovani. Tra questi, c’era anche lui, solare ragazzo veronese, pronto sempre a recarsi da un continente all’altro per aiutare i più poveri e deboli. Lungo un percorso immerso nel verde delle colline veronesi, ci conosciamo e capisco subito che ha un cuore sensibile e generoso, capace di trasmettere gioia ed entusiasmo. “Che bella la tua cintura, magari ne avessi una simile io!”, esclama d’un tratto, ammirando la mia cintura nera, borchiata, unisex, l’unica che avevo portato con me durante quel breve soggiorno veronese. Tornata in Calabria, decido, senza pensarci troppo, di inviargli proprio quel mio accessorio! La sorpresa per lui fu tanta. Ed ecco che, dopo alcuni mesi, ricevo una lettera di ringraziamento, unitamente ad un regalo, un portagioie in stoffa che oggi conservo con cura:  racconta la storia della nostra amicizia, nata casualmente per una cinghia che è stata capace di legare nord e sud da profonda stima e affetto.

Testa / Head

Testa / Head

Testa di Buddha (Indonesia?)
Tanti anni fa e per molti anni della mia vita praticavo il buddismo; meditavo tutti giorni, frequentavo un gruppo di monaci, studiavo tanti libri e cercavo di osservare i precetti – non facile in una città come Londra con la sua vita frenetica e una società focalizzata sul denaro. Un giorno, dando un’occhiata in un negozio di articoli orientali ho trovato questa piccola testa che per me era, ed è ancora, molto potente nella sua raffigurazione di serenità e pace interiore.
È diventata la mia fedele compagna.

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