Occhiali da sole / Sunglasses

Occhiali da sole / Sunglasses

Mio papà ne indossava un paio regalatogli da un collega della royal navy con astine e nasello con inserti in cuoio. Sul grande schermo e nel cinema di seconda mano del sabato in TV, tutti i personaggi che volevano darsi un tono e assurgere a livello “bello e tenebroso” se li infilavano non appena inquadrati in un primo piano ammiccante -quello per cui mia sorella adolescente scimmiottava stridolini in stile “non è la rai”, per intendersi.

I Ray-ban modello aviator avevano esercitato fin da piccolo un fascino potente su di me. Questo poi mi ha portato ad approfondire la loro storia. Inventati proprio per riparare dal sole i primi “cavalieri dell’aria” di dannunziana memoria, sono la sintesi perfetta della funzionalità con l’estetica. Le lenti grandi, quasi a mascherina, di colore verde appositamente studiato per schermare i raggi solari in alta quota; la montatura leggera, necessaria per riporre gli occhiali nelle tasche di una giacca di pelle; alcuni modelli addirittura con un piccolo cerchietto mediale per riporre la matita con cui compilare le carte di navigazione. Queste ed altre le caratteristiche tecniche di quello che iniziava a definirsi per me un vero e proprio oggetto del desiderio.

Da adolescente, non direi proprio ribelle, ma almeno attento a quelle icone di stile che inevitabilmente popolano il walhalla di un giovane sognatore, ho ritrovato i miei occhiali preferiti addosso a James Dean, John Lennon, Jack Nikolson, fino ad arrivare ai divi nostrani come Volonté e l’intramontabile Venditti.
Ricordo che il primo paio mi fu regalato per Natale da mia sorella: occhiali vintage direttamente dal mercato della Montagnola di Bologna, dove lei studiava. Mi sembrava di essere in un film di Paz.
Poi andai io all’università e lì iniziai ad usarli ogni santo giorno. Ormai, quasi senza rendermi conto, gli amici, ma soprattutto quel nugolo di persone che si conoscono di vista nelle aule tristi dei dipartimenti, e che rispondono alla categoria non meglio specificata di “colleghi”, mi dicevano, quando capitava che non li indossassi, la famosa frase: “Senza occhiali non ti riconoscevo”.
Gli Aviator sono pian piano divenuti parte integrante dei miei giorni felici, viaggi, girate in bici, al sole in piazza dei miracoli. E così ancora oggi continuo ad avere più foto con gli occhiali che senza. A volte uscendo di casa, se non lo indosso, mi sento come nudo. Sarà che stanno a me come a Linus la sua coperta, sarà che, come diceva Woody Allen, “il mio naso ha sempre bisogno di compagnia”, io i miei occhiali li porto sempre con me.

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