Incontro Claudia Brasca al Castello D’Albertis Museo delle Culture del Mondo, parliamo stando seduti in quello che fu lo studio del Capitano Enrico D’Albertis e qui mi racconta la sua storia.
Claudia nasce in Argentina, da madre con origini spagnole, e da padre con origini italiane, i suoi nonni sono partiti dalle Marche nel 1911, proprio dal porto di Genova. A lei, “tornata” nella stessa città nel 1997, sembra quasi di avere riempito quel vuoto lasciato in Italia dalla famiglia paterna 86 anni prima. Sposata con un argentino che ha la sua attività a Genova, Claudia è insegnante di spagnolo, ma non solo, si occupa di decorazioni floreali, di turismo e gestisce diversi bed and breakfast.
Ha scelto di portare con sé un oggetto simbolo della sua terra: un mate, il contenitore per bere l’omonima bevanda a base di yerba mate (ricavato dalla pianta sempreverde Ilex paraguariensis). Per Claudia è fondamentale, quando lo beve senza fretta con la sua bombilla (cannuccia), in casa, soprattutto al pomeriggio, si sente in Argentina. Il mate è la connessione con la sua terra.
Ma questo oggetto è anche un simbolo del suo modo di essere, energica e solare, impegnata in molte attività diverse, Claudia è anche sommelier di yerba, la sua passione è contagiosa. Mi racconta che questo mate in particolare è un regalo di sua sorella, è decorata con simboli precolombiani “guarda pampa” (l’origine del mate è da ricercarsi nei Guaranì del nord est dell’Argentina), e il legno di cui è fatto dona un gusto migliore alla bevanda. Mentre parliamo mi offre il mate versando da un termos l’acqua, conservata alla temperatura corretta.
“Quando io ti offro un mate, ti sto aprendo la mia casa, ti sto offrendo la mia amicizia – quando tu offri un caffè è diverso, si va al bar… (formalità) se una persona ti offre il mate è perché ti sta aprendo il suo cuore, perché se non mi sei simpatico non ti offro il mate”.
Claudia pronuncia questa frase per introdurre il racconto di un particolare capitolo della sua vita, quello del suo arrivo a Genova, città vissuta come poco spontanea, e ostile nel considerarla (già laureata in turismo in Argentina) una professionista impiegabile nel mondo del lavoro. Lei non si è mai persa d’animo, si è laureata in lingue, ed ha trasformato ogni ostacolo in un’occasione per imparare cose nuove.
Per contrasto con il suo vissuto genovese, mi racconta della grande ospitalità di alcune famiglie poverissime che le hanno offerto il mate in Argentina. Metto in relazione questo suo racconto con una leggenda molto bella che trovo particolarmente calzante per esprimere lo spirito di condivisione espresso dal consumo di questa bevanda, che coincide perfettamente con la personalità di Claudia.
“Ti offriamo la nostra povertà” – è la frase pronunciata dalla moglie di un contadino che, insieme alla figlia, abita in una casa molto semplice a margine della foresta. La Luna, scesa sulla terra e ormai affamata, viene quindi nutrita con le ultime focacce di mais della famiglia. In cambio della loro generosità fa crescere un campo di Yerba vicino alla casa e dona immortalità alla figlia, che sarà proprietaria della Yerba, una pianta in grado di stimolare le persone pigre e rendere sorelle le persone che non si conoscono (Rif. Eduardo Galleano).
A me pare di non avere solo fotografato un mate, ma anche una persona, Claudia, capace di creare connessioni, donare entusiasmo e condividere, non solo yerba mate.